Home Legambiente
Oasi Rete Natura
Comune di Casei Gerola
 

Come la vegetazione alpina delle più alte montagne e quella tipica delle aree litorali, anche le comunità vegetali degli ambienti umidi di acqua dolce presentano una composizione ed una struttura simile in tutta l’Europa e vengono, perciò, chiamate “azonali”, ossia comunità legate alle condizioni del suolo e non alla posizione geografica.

Il termine “ambiente umido” è molto lato ed impreciso; i livelli dell’acqua, infatti, possono  spesso variare stagionalmente e le singole specie vegetali presenti sono condizionate dall’esatta quantità di umidità nel terreno, e dalla più o meno grande vicinaza all’acqua.

 

Per quanto riguarda le sponde di laghi ed aree palustri, osserviamo un vasto corteggio di tipi vegetazionali, tra loro molto diversi a seconda della profondità dell’acqua, che si susseguono dalla parte più bassa verso la sommità delle rive.

In queste zone, la più importante comunità floristica è senz’altro la “bordura di canne”, che, a seconda della specie dominante, può prendere il nome di “canneto”, “tifeto” o “cariceto”, e che si presenta sempre come una fitta frangia di alte e robuste erbe (le canne, per l’appunto) in grado di proliferare solo con la parte basale parzialmente sommersa nell’acqua bassa.

Ciascuna delle suddette tipologie di canneto presenta caratteristiche e preferenze ecologiche uniche; vale quindi la pena vederle separatamente…

 

Il “canneto” vero e proprio è quella comunità vegetale delle sponde acquitrinose formata prevalentemente da Cannuccia palustre (Phragmites australis), una pianta molto robusta e frugale appartenente alla famiglia delle Graminacee (per le caratteristiche di questa specie, vedi l’annessa scheda tecnica) in grado di vivere solo in presenza di un velo d’acqua che ricopre il substrato, nel quale affonda il lungo e serpeggiante rizoma. Per tale motivo, le principali minacce di questa pianta sono rappresentate dalla siccità dei mesi estivi o dal rapido innalzamento del livello idrico e conseguente immersione periodica delle rive acquitrinose.

Nel primo caso, l’apparato radicale sopravvive finchè gli strati più superficiali di terreno rimangono sufficientemente saturi di umidità, per poi passare ad uno stadio di latenza nei periodi più siccitosi dell’anno che, alle nostre latitudini, coincidono solitamente con i mesi tardo-primaverili ed estivi; solamente al ritorno delle piogge il rizoma riprende la normale attività metabolica, ma visto che nel nostro paese l’aumento di umidità coincide abitualmente con i mesi autunnali, si deve attendere fino alla primavera successiva per assistere alla rinascita di nuovi fusti verdeggianti.

Durante alcuni periodi di pioggia straordinaria si può verificare il fenomeno opposto, per il quale intere porzioni di canneto immerse nell’acqua alta possono letterelmente “affogare” e, pian piano, deperire se non interviene prontamente il naturale processo di abbassamento del livello idrico a riportare l’umidità ai giusti livelli.

 

Se la bordura di una sponda paludosa è formata principalmente da Tifa maggiore (Typha latifolia, famiglia Typhacee) o, più raramente, da Tifa a foglie strette (Typha angustifolia), allora si parla di “tifeto”. Rispetto al canneto, che solitamente si stabilisce in habitat acquatici piuttosto stabili, questa formazione vegetale sopporta condizioni ambientali più estreme, preferendo lame di fango profondamente immerse in acque anche profonde, ma spesso soggette a secche stagionali.

Di conseguenza, il tifeto si trova solitamente localizzato al bordo interno dei canneti di Phragmites, quello rivolto verso le acque più profonde dove il livello idrico è fluttuante, oppure su isolotti temporanei stagionalmente immersi e solo occasionalmete affioranti alla superficie.

 

Infine, su sponde limose basse e pianeggianti, nonché su lame di fango ed in bassure perennemente umide, prosperano rigogliose varie specie di alte erbe sottili, formanti fitte comunità genericamente conosciute col nome di “cariceti”, se formate da Carici (Carex sp., famiglia Cyperacee), o “giuncheti” quando composte da Giunchi (Juncus sp., famiglia Juncacee) e Lische (Scirpus sp., famiglia Cyperacee). Tali associazioni prediligono, in genere, le distese di fango perennemente umido e solo occasionalmente sommerso da acque profonde (alle quali non resistono per molto tempo), mentre sopportano lunghi periodi di intensa siccità nei quali si trasformano in ampie superfici di terra asciutta coperte da fusti erbacei rinsecchiti.

Proprio per le loro particolari esigenze ambientali, queste associazioni vegetali si trovano sempre ben distinte e discoste da canneti o tifeti, spesso occupando i bordi più esterni, più lontani dall’acqua, delle sponde palustri o colonizzando le distese fangose e limose temporaneamente o perennemente quasi prive di acqua superficiale, ma comunque saturate di umidità almeno durante la primavera e l’autunno.

 

Canneti, tifeti e cariceti vengono normalmente considerate appartenenti ai “megaforbieti”, un gruppo di associazioni vegetazionali comprendenti fitte comunità di alte erbe (mega = alte; forbieti = erbai, prati). Tuttavia, a differenza di quello che si può pensare esaminandoli superficialmente, questi ambienti sono ricchi di numerose altre specie erbacee strettamente associate alle suddette piante dominanti.

Dove Cannuccia palustre e Tife risultano preponderanti, crescono numerose specie di fiori selvatici dai colori appariscenti come il Crescione di Chiana (Rorippa amphibia), il Crescione radicino (Rorippa sylvestris), l’Iris d’acqua (Iris pseudoacorus) ed il Ranuncolo strisciante (Ranunculus repens), dai bei fiori gialli, la Salcerella comune (Lythrum salicaria), caratterizzata da lunghe spighe di fiorellini rosa intenso, la Mestolaccia o Piantaggine acquatica (Alisma plantago-aquatica) ed il Poligono nodoso (Polygonum lapathifolium), ambedue dagli esigui fiori bianco-lattigginosi.

Cariceti e Giuncheti sono composti principalmente da Carice maggiore (Carex elata), Carice delle sponde (Carex riparia), Carice pannocchiato (Carex paniculatus), Giunco comune (Juncus effusus), Zigolo nerastro (Cyperus fuscus), Lisca di lago (Scirpus lacustris), Lisca trigona (Scirpus triqueter), ecc. Tra le specie floristiche che fanno da corteggio alle precedenti erbe, possono essere citate: il Poligono pepe-d’acqua (Polygonum hydropiper), dalle lunghe foglie verdi maculate di nero al centro, le Forbicine (Bidens cernua e Bidens tripartita), dai fiori simili a piccole margherite ed i semi che si appiccicano alle calze e ai pantaloni dei malcapitati che attraversano le sponde fangose, i Romici (Rumex crispus, comunissimo lunghe le sponde degradate, e Rumex palustris, assai più raro e minacciato, tipico di ambienti acquitrinosi), le varie specie selvatiche di Menta (Mentha aquatica e Mentha longifolia)  e le Veroniche acquatiche (Veronica beccabunga e Veronica anagallis-aquatica), dai deliziozi fiorellini violacei ed anticamente raccolte come ortaggi da insalata.

 

 

SCHEDA TECNICA

 

Specie :

-          Cannuccia di Palude, Phragmites australis (Cav.) Trin

 

Habitat :

-          Paludi, sponde, argini, ambienti umidi (anche salmastri);

-          da 0 a 1200 m., max. 2000 m.s.l.m.

 

Distribuzione :

-          Presente in tutto il territorio nazionale, generalmente comune e localmente abbondante.

 

Periodo di Fioritura :

-          Protratto da Giugno ad Ottobre.

 

Forma biologica :

-          elofita / geofita rizomatosa (grossa pianta dei terreni spessi, con apparato radicale a rizoma, spesso completamente sommerso);

-          pianta erbacea perenne, a proliferazione soprattutto vegetativa (i nuovi geti si sviluppano direttamente dai nodi del rizoma).

 

 

Dimensioni e Caratteristiche salienti :

-          rizoma sotterraneo orizzontale con stoloni cilindrici lunghi fino a 6-10 m.;

-          fusto (culmo) alto 50-250 (raramente fino a 600) cm., robusto e parzialmente lignificato alla base, foglioso fino all’infiorescenza;

-          foglie lanceolate larghe fino a 4-5 cm. ma spesso arrotolate ed appuntite all’estremità;

-          pannocchia lungha 10-50 cm., ricca, generalmente unilaterale (con tutti i fiori/frutti pendenti dalla stessa parte dello scapo), densamente pelosa, spesso violacea in piena fioritura e bianco-argentea alla fruttificazione.

 

Curiosità :

-          pianta estremamente polimorfa (ossia, variabile nell’aspetto) per quanto riguarda l’altezza (da 20 cm. circa a 6 m.!), lo sviluppo delle foglie e della pannocchia, la colorazione, lo sviluppo degli organi per la riproduzione vegetativa (dimensioni e forma del rizoma). Tale variabilità, sicuramente dipendente dalle condizioni ecologiche molto instabili, risulta ancora assai poco studiata in Italia;

-          pianta a lungo impiegata nella confezione di manufatti artigianali, per i quali venivano usate le fibre del fusto e delle foglie (intelaiature di sedie e sgabelli) o le spiche fiorali (imbottiture di cuscini); inoltre, i rizomi venivano fatti essiccare, pestati e triturati per ottenerne farine di scarso valore commerciale, ed utilizzate come risorsa supplementare di amido;

-         stilizzando la forma della pannocchia, gli antichi Egizi ne hanno ricavato uno dei geroglifici di più largo uso, successivamente fatto corrispondere alla lettera J.